venerdì 19 agosto 2022

HIKIKOMORI, I NUMERI DEL DRAMMA




 Lo scorso giugno la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Politiche Antidroga, ha redatto la "Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia" e all'interno di esso si parla (con mia grande sorpresa) anche di #hikikomori.

Cito testualmente: "Poco meno di un quinto degli studenti afferma che, nel corso della sua vita, si è isolato per un tempo significativamente lungo (non considerando il periodo di lockdown dovuto all’emergenza sanitaria da COVID-19). Fra questi, circa un quarto è rimasto isolato per meno di una settimana, il 31% fra una e due settimane e il 21% per uno o due mesi. Il 17% degli studenti ha affermato di essere rimasto isolato volontariamente e che potrebbe avere le caratteristiche per una diagnosi Hikikomori".
La giornalista de la Repubblica, Federica Angeli, mi ha chiesto un commento su questo dato (vi lascio il link all'articolo nei commenti, è solo per abbonati).
Qui ci tengo però a precisare due cose: la prima è che il fenomeno degli #hikikomori non è collegato necessariamente a una dipendenza da internet o dai videogiochi, dunque non capisco perché se ne parli in un documento che si dovrebbe occupare di "tossicodipendenze". Detto questo, è un bene che si cominci a utilizzare sempre più il termine anche in documenti ufficiali.
Secondo punto: l'hikikomori, ad oggi, non corrisponde a una diagnosi psicologica. Si tratta di un'etichetta ancora in via di definizione, che tuttavia non è attualmente presente nel DSM (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali).
Terzo punto (il più importante): il fatto che il 17% degli studenti italiani abbia una sintomatologia pericolosamente affine a quella degli #hikikomori dimostra nuovamente quanto ci sia bisogno di intervenire tempestivamente e incisivamente sul fenomeno, in modo da prevenire un'esplosione dei casi nei prossimi anni (come già accaduto in Giappone).
Commenterò presto questo report anche sul sito hikikomoriitalia.it
Marco Crepaldi

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