Questo racconto ha partecipato al concorso letterario: Premio Mercurio
Tempo di lettura: 10 min
Quanto è stranissima la mia vita. Da sempre grandissime
difficoltà, ma altrettante grandissime amicizie per sopportare gli ostacoli.
Quel figlio intelligentissimo, sempre bravissimo a scuola, laureato a pieni
voti e con un futuro invidiabile è crollato sotto il peso della perdita della
fidanzata, degli amici e del lavoro ed è diventato hikikomori.
Mi chiamo Maja e la vita mi ha riservato diverse prove che
hanno fatto di me la donna che sono. Non so se piaccio agli altri, ma io mi
adoro. Sono sopravvissuta a 47 anni di alcolismo di mia madre e quindi sono
abbastanza pronta a tutto. La gavetta c’è stata ed è stata anche intensa.
In un aprile di 6 anni fa, stavo accompagnando mio figlio a discutere la tesina che si da al termine del dottorato di ricerca universitaria e mi chiedevo cosa ne sarebbe stato del nostro futuro. Mio figlio, il secondo genito, è un ragazzo bellissimo e direi perfetto. E’ sempre stato un bambino che si auto puniva se sbagliava, sempre con ottimi voti in tutte le scuole e in tutte le materie e sua sorella è sempre stata gelosa di lui perché lo abbiamo sempre adorato. Quel giorno, mentre andavo al Politecnico, c’erano due voci in me; una che sperava che la scuola lo assumesse anche per un breve periodo e un’altra che avesse il coraggio di andare all’estero poiché si sa che l’Italia non offre nulla, ma proprio nulla ai ricercatori. Di sicuro avevo zittito tutte le brutte voci in me che ricordavano che da poco era stato lasciato dalla ragazza che gli aveva messo contro tutti gli amici. Quel giorno mio figlio era felice ed io con lui. Dal giorno dopo e per 8 mesi mio figlio ha cercato lavoro senza trovarlo. A capodanno è ancora uscito con suo amico, ma all’una era già a casa. Da gennaio è iniziata quella storia che non sapevo neanche che esisteva e che ho scoperto solo vivendola. Io, per parte mia, ho avuto 10 mesi in cui non sono potuta uscire di casa poiché avevo litigato con la mafia di zona e mi cercavano per picchiarmi. Mio figlio non parlava più, mangiava poco, dormiva di giorno e stava sveglio la notte; certe giornate non faceva nulla di nulla e passava ore e ore a guardare il soffitto. Io avevo l’incubo della sera, poiché come mi mettevo a letto, mi veniva l’ansia con la tachicardia e mi dovevo alzare e questo durava fino al mattino che crollavo esausta e facevo due ore di sonno. Ci sono state una serie infinita di persone tra conoscenti, medici, psicologi, psichiatri, vicini di casa che mi hanno dato tanti di quei consigli sbagliati che vorrei proprio scrivere un libro per far capire come non ci si deve comportare. Dopo due anni e mezzo di questo inferno c’è stato il tracollo. Un giorno mio figlio ha avuto una crisi di panico talmente forte che siamo andati in ambulanza al pronto soccorso. Dopo 12 ore di attesa abbiamo finalmente parlato con una psichiatra che gli ha proposto subito gli psicofarmaci, ma mio figlio ha rifiutato dicendo che non si sarebbe tolto un problema per mettersene un altro. In realtà, in quella occasione i problemi li ha dati a me perché ha detto alla psichiatra che lo stavo avvelenando col mangiare. Sono seguiti mesi in cui portavo il cibo sul tavolo e tutti ci servivamo dal piatto in centro tavola, mio figlio sempre per ultimo. Poi avevano avvelenato l’acqua dell’acquedotto e dovevo comprare l’acqua minerale per fare la pasta. Poi c’era il veleno nel detersivo e non andava più a letto, ma dormiva con la giacca sulla poltrona. Non parliamo di cosa mi hanno fatto passare i parenti che dicevano che se non chiamavo io per un TSO avrebbero chiamato loro e avrebbero fatto ricoverare anche me. Quando ero vicino al suicidio è arrivata una notizia che ci ha salvati. Mia figlia sfruculiando on line ha trovato l’Associazione Hikikomori genitori. Era agosto ed ho scritto subito una mail. All’inizio nessuna risposta e così io e mia figlia siamo andati a vedere la sede che comunque era chiusa. Poi finalmente mi contatta Elena, la nostra referente e non credevo alle mie orecchie: una persona che mi capiva!!!! Non so’ quanto ho pianto solo a sentire che non ero più sola e che c’era chi condivideva il mio cammino.
Li è iniziato il mio cammino
nell’associazione e il primo anno è stato di conoscenza delle varie realtà. Ho
subito partecipato al gruppo AMA (auto muto aiuto) della mia zona con una
bravissima psicologa di nome Silvia. Leggevo ogni virgola sulla pagina Face
book e imparavo dagli errori degli altri. E’ iniziato il cambiamento nella
nostra famiglia e ci siamo spaventati tutti nel comprendere quante aspettative
avevamo su nostro figlio.
Dopo un anno la mia amica Valeria di Milano mi dice: Maja, che ne dici se vengo da te e ci parliamo un po’ di persona? Era il 28 luglio e c’erano 40 gradi, ma il tempo ci è volato. Io e Valeria abbiamo una cosa in comune, non viviamo solo per noi stesse. Qui concedetemi di aprire una parentesi che puo’ essere utile a tanti genitori. Valeria ha un carisma particolare e sa dire le cose con una inflessione di voce che sembra una fata. Ha passato cose inenarrabili col figlio hikikomori, ma non si è mai arresa. Lei al contrario di me, in pochi minuti scorda e allontana chi le fa del male. Il figlio della Vale è un ex hikiki anche se dire ex è un po’ rischioso perché un po’ hikikomori lo saranno sempre questi ragazzi. Abbiamo, quel 28 luglio, deciso di aiutare altri genitori più sfortunati di noi e abbiamo pensato di incontrare più genitori possibili. Purtroppo mister Covid è arrivato a distruggere i nostri piani, così siamo state parecchi mesi in stand by. Al primo slock down, il primo giorno di liberi tutti io ero al parco con due genitori della mia città, un papà e una mamma. Da li non mi sono più fermata e nemmeno si è fermata Valeria in Lombardia.
Le cose sono andate molto
bene da luglio a ottobre. Ci incontravamo spesso in diverse città e stavamo
bene assieme. Questo cambiamento aveva riportato la serenità in tutti noi e
aveva fatto innamorare un papà e una mamma della nostra chat. Li c’è stato un
primo problema per questa mamma stra gelosa e io stavo appunto salutando il
latin lover quando lui mi ha anticipato con 28 minuti di diffamazione su quella
chat. Iniziare una storia d’amore uccidendo un’amicizia non so se porta tanto
bene, di solito come semini raccogli. Io ero confusa. Ma come, tutto quel
prodigarsi per far star bene le persone e poi il mio hikikomori aveva ragione?
“Ti fregano tutti”. Si, ti fregano quasi tutti, perché gli altri genitori mi
sono stati vicino e mi hanno aiutata a superare quel Giuda che per fare del
male a me, aveva usato anche dei ragazzi hikikomori. Le cose avevano ripreso il
loro giusto cammino quando, dopo qualche mese, tradisce l’amicizia un’altra
mamma hikikomori. Questa volta non l’ho patita come la prima, ma mi sono
chiesta se dei genitori che passano quello che passiamo noi possono essere così
squallidi.. alla fine la risposta è stata: SI.
Altro problema grosso è il
caos che si genera sulla nostra pagina face book tra chi dice che il figlio è
hikikomori quando non lo è e l’assoluta impreparazione di specialisti e mondo
della scuola
Fatichiamo a trovare un
giornalista che racconti correttamente il nostro problema, tendono a distorcerlo
Mio figlio è tornato sereno e
ogni tanto ci stupisce con effetti speciali; prende i mezzi pubblici e va in
centro in libreria per cercare un bel libro, va a farsi i documenti scaduti, va
dai nonni in auto e siamo sicuri che quando è solo in casa per un lungo periodo,
una passeggiatina fuori se la fa. Non possiamo dire di essere tornati alla
normalità imposta dalla nostra società e il cammino sarà ancora lungo, ma
abbiamo imparato tanto. I nostri figli hikiki sono fantastici!
Maja
P.S. Un saluto a chi ci faceva sentire sbagliati, spegneva i sorrisi, fermava i sogni, colpiva alle spalle...Non ci siete riusciti.